Rivista di Play Therapy N° 1_2020
Sommario:
- "10 anni dell'APTI" di Claudio Mochi, Fondatore
- "La ripetizione del trauma. Interventi in luoghi psicologicamente sicuri" di Claudio Mochi, MA, RP, APT-USA & APTI RPT-S™
- "Gioco violento e persone non violente" di Ron McDonald
- "La risposta dell'APPTA al Covid-19" di Kate Renshaw, PhD Candidate, APPTA & BAPT RPT/S e Judi Parson, PhD, RN, APPTA & BAPT RPT/S
Dettagli rivista:
Editore: APTI (1° aprile 2020)
Direttrice: Isabella Cassina
Distribuita da: APTI, Centro Ordinary Magic (Roma) e INA Play Therapy (Svizzera italiana)
Stampata in Italia, a colori, 24 pp
Lingua: italiano
ISSN: 2673-9151
Parole chiave:
Trauma
Crisi
Play Therapy
Poteri terapeutici del gioco
Gioco aggressivo
Tele-Play Therapy
Coronavirus
Leggi le sintesi degli articoli!
I testi condivisi in questa pagina sono elaborati dai soci APTI nel contesto dell'attività volontaria di diffusione della Play Therapy in Italia.
La ripetizione del trauma. Interventi in luoghi psicologicamente sicuri
Un articolo di Claudio Mochi, MA, RP, APT-USA & APTI RPT-S™. Sintesi di Antonio Di Pofi, Logopedista e Therapeutic Play Practitioner (TPP).
Gli eventi traumatici rappresentano una condizione che spesso supera le nostre personali capacità di adattamento, sottoponendoci a sofferenza, stress prolungato e ad una condizione generale di vulnerabilità che influisce sul nostro funzionamento.
Nei bambini, in virtù delle loro caratteristiche evolutive, tale condizione può avere un impatto psico-biologico ancor più consistente. Uno degli effetti più rilevanti della condizione post-traumatica è la costante sensazione di pericolo e di ipervigilanza. Pertanto, incentivare un senso di sicurezza nell'intervento in psicologia dello sviluppo è uno degli obiettivi prioritari.
In alcuni contesti, come quello del post-disastro descritto nell’articolo da Claudio Mochi tramite l’esempio della crisi in Palestina, appare spesso proibitivo favorire un senso di sicurezza fisica, mentre molto si può fare per quella psicologica.
L’autore evidenzia due elementi che risultano necessari a tal fine: la relazione e il gioco. È ormai riconosciuta e condivisa l'importanza della relazione in ambito terapeutico. Tra le abilità fondamentali del professionista dell’età evolutiva, si annoverano l'accettazione ed il modellamento: la prima consentirebbe al bambino di affrontare i suoi sentimenti in sicurezza e di sentirsi compreso e riconosciuto. La seconda migliorerebbe la sua percezione di sicurezza e fornirebbe esempi positivi da considerare.
Grazie al gioco, in aggiunta, i bambini possono essere pienamente se stessi, esprimere pensieri, vissuti ed emozioni senza esserne sopraffatti. Giocare favorisce una maggiore sensazione di padronanza, aiuta a ridurre lo stato di allerta favorendo così l'elaborazione del trauma e l'integrazione degli eventi traumatici nella storia personale.
Anche quando le sfide si presentano complesse, sentirci al sicuro è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. A tal proposito, possiamo ritenere indispensabile per i bambini beneficiare di un contesto giocoso e una relazione con un adulto accettante e ben regolato. La Play Therapy, utilizzando basi teoriche scientificamente fondate e unendo nella pratica i fattori terapeutici della relazione e del gioco, è in grado di favorire i naturali meccanismi di superamento del trauma nei bambini.
Gioco violento e persone non violente
Un articolo di Ron McDonald. Sintesi di Antonio Di Pofi, Logopedista e Therapeutic Play Practitioner (TPP).
"Nel suo gioco i personaggi combattono sempre… Picchierà i compagni di scuola?"
"Gioca sempre con le pistole, vuole sparare sempre… Mi devo preoccupare?"
Queste e molte altre sono le domande e i dubbi che noi adulti spesso ci poniamo quando vediamo i bambini cimentarsi nel gioco aggressivo. Pare lecito chiedersi: “Il gioco aggressivo favorisce la violenza?” A quanto sembra, nulla di più lontano.
La violenza emerge quando ci sentiamo minacciati, sopraffatti e non abbiamo abilità per gestire alcune sensazioni. Emerge, dunque, quando ci sentiamo impotenti. Inoltre, come suggerisce Bettelheim (citato da McDonald nell'articolo), più reprimiamo desideri violenti, più rischiamo che diventino ingestibili. D'altro canto, non è neppure auspicabile dar sfogo a qualsiasi impulso di aggressività. Come fare quindi?
Il gioco, in questo processo, offre una grande opportunità: giocando alla guerra e alla lotta, ad esempio, il bambino rivive e rielabora episodi visti o ascoltati, esterna e prende confidenza con la sua rabbia e la sua aggressività in modo sicuro e controllato. Non per ultimo, ha la possibilità di sentirsi forte e potente.
Se l'infanzia è il tempo dell'impotenza per eccellenza, nel gioco il bambino ha la possibilità di sovvertire tale condizione per soddisfare il bisogno di controllo, determinazione, potere e sicurezza. Il bambino che avrà uno spazio di gioco sicuro dove esternare tali sentimenti senza giudizi, così come è previsto nelle stanze predisposte per i percorsi di Play Therapy, avrà maggiori possibilità di imparare a regolarli e di farlo adeguatamente anche nella vita quotidiana.
Sembrerà un paradosso ma, parafrasando McDonald, sarà per questo che possiamo considerare il gioco aggressivo un “ponte per la pace”?
La risposta dell'APPTA al Covid-19
Un articolo di Kate Renshaw, PhD Candidate, APPTA & BAPT RPT/S e Judi Parson, PhD, RN, APPTA & BAPT RPT/S. Sintesi di Antonio Di Pofi, Logopedista e Therapeutic Play Practitioner (TPP).
Lo scenario legato alla pandemia da Covid-19 rappresenta una sfida sul piano sanitario, economico, sociale e, non per ultimo, per il benessere degli individui e le pratiche ad esso collegate. L’articolo di Kate Renshaw e Judi Parson fornisce una prima risposta dell’Australasia Pacific Play Therapy Association (APPTA) alla crisi sanitaria.
Il Governo australiano, come molti altri nel mondo, ha attivato una serie di misure, tra cui il distanziamento sociale, per far fronte alla diffusione della pandemia. Per i professionisti dell’età evolutiva si è reso pertanto necessario adattare anche le modalità di intervento terapeutico con i bambini e le famiglie. La Tele-Play Therapy (psicologo online), in linea con la diffusione dell’E-Health e dell’M-Health, rappresenta per i Play Therapists una risposta alle sfide del momento.
Come indicato nelle tabelle riportate nell’articolo, tratte da VanFleet e Mochi (2015), alcune delle linee guida utilizzate in passato in situazioni critiche possono essere adattate all’attuale emergenza sanitaria per orientare efficacemente la pratica clinica nel rispetto delle misure di contrasto alla pandemia.
Si ritiene fondamentale determinare se il lavoro terapeutico è davvero essenziale e selezionare i modelli teorici più adatti a ciascuna situazione, e ancora: “Come sostenere le famiglie e le comunità nel fornire interazioni giocose nel periodo in cui le misure di social distancing sono attive?” È inoltre imprescindibile considerare le risorse necessarie (come giochi e materiali) e l'idoneità delle relazioni familiari. È altresì indispensabile valutare gli aspetti legati al consenso, alla polizza assicurativa e alla protezione dei dati online.
Il testo propone 13 brevi considerazioni per la transizione dalla terapia di persona alla Tele-Play Therapy (psicologo online) e 3 livelli di intervento durante una crisi: attività normative, attività terapeutiche e Tele-Play Therapy.
In sostanza, le autrici suggeriscono che la Tele-Play Therapy può rappresentare un adattamento possibile ed efficace per continuare a promuovere il benessere dei bambini e delle loro famiglie in situazioni di crisi ma invitano i professionisti dell’età evolutiva a fare una serie di riflessioni ed accorgimenti.
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